mercoledì 5 dicembre 2012

Lawrence Halprin

"Il mio metodo non è stato quello di disegnare le forme della natura, ma di sottolineare i risultati dei processi naturali... Questo atto, di trasmutare l'esperienza del paesaggio naturale nell'esperienza umana, è per me l'essenza dell'arte della progettazione del paesaggio."

Lawrence Halprin



Lawrence Halprin nasce il 1 Luglio 1916 a Brooklyn, New York da una famiglia di facoltosi commercianti ebrei. Il padre Samuel si occupava di import-export e aveva uffici a New York e Gerusalemme, la madre, Rose, fu tra i fondatori e attivisti di “Hadassah” e presidente della rappresentanza ebraica negli Stati Uniti per la lotta all’ammissione dello Stato di Israele alle Nazioni Unite.
Rose, donna forte e corraggiosa, è stata per il figlio un esempio importante, come importante fu l’esperienza di convivenza in un Kibbutz in Israele, che il giovane Lawrence fa dopo il diploma (1933). Durante questo periodo Lawrence sperimenta l’importanza della condivisione e dell’esperienza collettiva e allo stesso tempo si avvicina alla bellezza della natura. La curiosità verso i processi naturali, maturata in questi due anni, gli fa decidere, una volta tornato in patria, di iscrversi alla Cornell University, al corso di Scienze Agrarie (1935) e in seguito alla University of Wisconsin, dove ottiene il Master in Botanica (1941). Proprio durante il periodo in Wisconsin accadono alcuni avvenimenti fondamentali nella vita di Halprin, in primo luogo è qui che avviene l’incontro con un’ altra donna importante per la sua vita, privata e professionale: la futura moglie Anna Schumann. 
Anna studia danza alla University of Wisconsin, sarà ballerina e in seguito coreografa di successo, collaborerà spessissimo con il marito, anche professionalmente. Il secondo evento, che segna Halprin in questo periodo, è la visita, proprio assieme ad Anna, di Taliesin East, lo studio-abitazione di Frank Lloyd Wright a Spring Green (Wisconsin), è grazie a questa visita e alla contemporanea lettura del libro “Gardens in the Modern Landscape” (1938) di Christopher Tunnard che Halprin decide di perseguire una carriera come Progettista del paesaggio.
Halprin ottiene l’ammissione alla Harvard Graduate School of Design(1942), dove frequenta per diversi anni i corsi del Landscape architecture program, tenuti proprio da Christopher Tunnard e da Walter Groupius, ma anche da Marcel Breuer, Hugh Stubbins e Laszlo Moholy-Nagy, quest’ultimo era un artista ungherese proveniente dalla scuola del Bauhaus.  
Lawrence e Anna, sotto la guida di questi maestri, cominciano un nuovo percorso di sperimentazione nelle rispettive discipline, ispirato in particolare all’esprienza del Bauhaus di “commistione delle arti”, cioè l’unione di diverse discipline artistiche che può portare ad un unico grande risultato finale, che da qui li porterà a collaborare per oltre 65 anni unendo l’architettura e la coreografia, e non solo, in vari progetti comuni.
Ciò che affascina Halprin in questo periodo sono anche le idee innovative di Tunnard e Gropius rispetto alla progettazione del paesaggio. La loro è una posizione di rifiuto nei confronti della scuola di paesaggio di tipo storicista, i punti fondamentali della loro teoria sono: l’attenzione dello spazio in relazione all’uomo, l’eliminazione degli assi progettuali, l’attenzione alle scelte botaniche, l’integrazione totale tra giardino ed edifici. In sostanza, in questo periodo, era assolutamente necessario che il giardino entrasse a far parte del “paesaggio moderno”.
Halprin si trova ad Harvard nel momento in cui scoppia il secondo conflitto mondiale e decide di arruolarsi nella U.S. Navy come volontario per due anni. Al ritorno dalla guerra decide di stabilirsi a San Francisco (1945), qui comincia a lavorare con Thomas Church, apprezzato paesaggista della costa ovest, che lo inizia alla pratica progettuale e gli fa scoprire e apprezzare la natura tipica di questa parte degli Stati Uniti.
Nel 1949 Halprin fonda il suo studio “Lawrence Halprin & Associates”, i cui primi collaboratori sono Jean Walton, Donald Carter, Satoru Nishita e Richard Vignolo, negli anni a venire lo staff arriverà a comporsi di 60 elementi.
Negli anni ’50 i lavori di cui si occupa lo studio di Halprin sono principalmente giardini privati, qualche campus e soprattutto molti centri commerciali, che cominciavano a cambiare rotta eliminando le distese di asfalto per preferire giardini e spazi verdi attorno ai “mall”.
Nei primi anni ’60 comincia l’attività di ricerca di Halprin legata ai metodi di progettazioni e alle teorie imparate negli anni di Harvard, ma accompagnati da studi approfonditi dei luoghi, della loro natura e delle necessità della gente che deve utilizzare quei luoghi, siano essi progetti privati o pubblici. Questa è l’epoca del Sea Ranch(1962-67), sulla costa nord di San Francisco, primo vero esempio di integrazione tra archittetura e natura, (la natura trasformata dalle condizioni ambientali della costa del Pacifico, plasmata dal vento e dal sale marino). Il lavoro di Halprin comincia ad essere conosciuto ed apprezzato in tutto il paese, arrivano così le prime committenze di Stato e gli incarichi pubblici. Tra i molti: Ghirardelli Square (1962-68), Embarcadero Plaza (1962-72) a San Francisco e Lovejoy Plaza, Portland, Freeway Park, Seattle, WA (1971-76).
“Nell’attività progettuale la parola chiave è partecipazione. La partecipazione aumenta la responsabilità individuale, il fattore principale per rendere coerente una collettività, per sviluppare una visione di gruppo e l’orgoglio per un ambiente di cui si è autori.” Walter Gropius da Scope of Total Architecture(1962).
Nell’estati del 1966 e 1968 Halprin, assieme alla moglie Anna, cominciò a mettere in pratica le parole del suo maestro Gropius organizzando gli “Experiment in Environment”, workshop che duravano un mese, a cui partecipavano giovani provenienti dalle più disparate discipline: danza, architettura, arte, psicologia, scienza, letteratura, progettazione ambientale e pianificazione urbanistica. Esperti di queste discipline guidavano gli incontri, i quali si svolgevano all’aperto in prati, foreste, nelle vie cittadine o sulle spiagge e durante questi incontri si svilupparono dei procedimenti, che furono in seguito messi in pratica, dallo stesso Halprin e dagli altri partecipanti, in lavori di progettazione ambientale e urbana, che coinvolsero però la “gente comune”, la cittadinanza, cioè i diretti fruitori delle opere stesse. Queste esperienze furono raccontate anche in diverse pubblicazioni di Halprin come: The RSVP Cycles: Creative Processes in the Human Environment (1969) e Taking Part: a Workshop Approach to Collective Creativity (con Jim Burns, 1974). 
A metà degli anni ’70, anche a causa di dissidi interni tra collaboratori, Halprin decise di vendere la “Lawrence Halprin & Associates” per dedicarsi alla partica in una realtà più ridotta e familiare, “RoundHouse”. Assieme alla collega Sue Yung Li Ikeda e a pochi amici, che parteciparono come consulenti, Halprin in “RoundHouse” realizzò lavori di riconosciuta qualità, tra cui: il “Franklin Delano Roosvelt Memorial”, Washington D.C. e “Levi Plaza”, San Francisco, California.
Oltre al lavoro di progettista nel suo studio Halprin ha fatto parte di diverse commissioni nazionali tra cui il “White House Council on Natural Beauty” e l’”Advisory Council on Historic Preservetion”.
Lawrence Halprin è mancato a Kentfield il 25 ottobre del 2009, mentre ancora prendeva parte a varie progetti e cantieri nel mondo come “Stern Grove Amphitheater”, (2005) San Francisco, California ; Goldman Promenade, Jerusalem; consulente per un progetto di riqualificazione ambientale a Matera, Italia.

Questa breve biografia ometterà sicuramente molte informazioni, ma il mio vuole essere solo un breve omaggio a questo, a mio parere, strepitoso maestro del paesaggio.

Progetti

Anacostia River Master Plan, Washington, D.C.; 1968 
Atlanta Triangle, Atlanta, GA; 
BART Criteria for Master Planning, San Francisco; 1964-66 
Brussels Planning, 
Bunker Hill Competition, Los Angeles, CA; 1982  
Cedar Riverside, 
Cedar Village, 
College of the Desert, Palm Springs, CA; 1961-63 
Del Monte Shopping Center, Monterey, CA; 1962-67 
Des Peres, 
Financial Plaza of the West, 
Ghiradelli Square, San Francisco, CA; 1962-65 
Halprin Garden, Kent Woodland, CA; 1952-54 
International Market Center, 
Labor Department Building, Washington, DC; 
Lake Merritt Channel Estuary, Oakland, CA; 1967-72 
Lovejoy Plaza, Portland, OR; 1965-66 
Market Street Study for Spur, San Francisco, CA; 1962 
Mont Bello Industrial Park, 
North Salinas Shopping Center, Salinas, CA; 
Northpark Shopping Center, Dallas, TX; 1962-65 
Northpoint Apartments, San Francisco, CA; 1964-67 
Park Newport, Newport Beach, CA; 1969-72 
Salk Institute for Biological Studies, La Jolla, CA; 1966 
San Francisco Public Library, San Francisco, CA; 
Sea Ranch, Mendocino County, CA; 1962-67 
Seattle Freeway Park, Seattle, WA; 1970-76 
Sonoma State College Landscape Master Plan, Sonoma, CA; 1964-71 
Spoede Village, 
UC - Santa Cruz, Santa Cruz, CA; 1963-67 
Yerba Buena Gardens Master Plan, San Francisco, CA; 1969- 
     FDR Memorial, Washington DC 
Yosemite Falls, Yosemite National Park, 2005   
Ira Keller Fountain (Ira's Fountain),  Portland, Oregon 
United Nations Plaza, San Francisco, California 
Levi Plaza, San Francisco, California 
Cascade Plaza, Akron, Ohio 
Main Street, Streetscape, Greenville, South Carolina 
Innerbelt Freeway, Akron, Ohio 
Oakbrook Center, Oak Brook, Illinois, Northwest Plaza, St. Louis, Missouri, 
Jacob Riis Plaza, New York City  
Skyline Park in Denver, Colorado – ispirato al Colorado National Monument 
Letterman Digital Arts Center, San Francisco, California 
Riverbank Park, Flint, Michigan 
Manhattan Square Park (1975),Rochester, NY
Downtown Mall (1976), Charlottesville, VA 
Park Central Square, Springfield MO 
Stern Grove Amphitheater, 2005 in San Francisco, California 
Nicollet Mall, Minneapolis

Premi e riconoscimenti

1964 AIA Medal for Allied professionals 
1969 Elected fellow in the ASLA 
1970 Elected honorary fellow of the Institute of Interior Design 
1979 Thomas Jefferson Medal in Architecture 
1979 Gold Medal for Distinguished Achievement awarded by the AIA 
2002 National Medal of Arts by The President of the United States 
2002 Friedrich Ludwig von Sckell Golden Ring 
2003 ASLA Design Medal 
2005 Michaelangelo Award 
2006 Building Stone Institute Bybee Prize Award

Pubblicazioni

The Sea Ranch: Diary of an Idea (2003) 
The FDR Memorial: Designed by Lawrence Halprin (1998) 
The Franklin Delano Roosevelt Memorial (1997)  
"Design as a Value System”, Places: Vol. 6: No. 1 (1989) 
Lawrence Halprin: Changing Places (1986)  
Ecology of Form (audio book) (1982) 
Sketchbooks of Lawrence Halprin (1981) 
Lawrence Halprin (Process Architecture) (1978) 
Taking Part: a Workshop Approach to Collective Creativity (1974)
Lawrence Halprin: Notebooks 1959-1971 (1972) 
The RSVP cycles; creative processes in the human environment. (1970, c1969) 
“Motation.” Progressive Architecture Vol. 46 (July 1965): ppg. 126-133 
 New York New York (1968)
 Freeways (1966)
     Cities (1963)

Cinematografia

Le Pink Grapefruit – Studio sullo stile di vita e sull’ambiente di Salvador Dalì
How Sweet It Is! – documentazione di un pranzo rituale, rappresentazione del San  
                                     Francisco Dancers’ Workshop    


lunedì 3 dicembre 2012

Il progetto...

da "Aiuole mesofilo-nemorali multifunzionali nell'Orto botanico di Pavia - studi di base e progettazione", Tesi di laurea Dicembre 2006.


Schede botaniche

Funzione didattica, turistico-ricreativa

Il ruolo didattico e divulgativo che il progetto delle aiuole mesofilo-nemorali vuole assumere non è minore rispetto alle altre funzioni evidenziate precedentemente, anzi è forse preminente. Non a caso è stata scelta come sede di progettazione un'area all'interno dell'orto botanico dell'università di Pavia, sede  di studio e di divulgazione scientifica. Quindi, per soddisfare questi principi, si è voluto affiancare al progetto, una serie di schede botaniche, riferite a quelle specie ritenute più rappresentative tra quelle scelte per il progetto.
Ogni scheda contiene, in modo chiaro e di facile comprensione, le informazioni principali della pianta:
- nome scientifico e autore della specie, immediatamente seguiti dal nome comune della stessa;
- famiglia di appartenenza della specie;
- forma biologica, seguendo il sistema Raunkiaer, basato sulla considerazione dei mezzi di cui la pinta dispone per sopravvivere alla stagione avversa;
- descrizione della pianta nelle sue parti principali;
- distribuzione sul territorio italiano;
- habitat, ovvero l'ambiente naturale in cui vive;
- periodo di fioritura, indicato con uno schema riportante i 12 mesi dell'anno solare, nel quale sono stati colorati quelli corrispondenti il periodo di fioritura.


Anemone nemorosa L.

Anemone bianca

Famiglia: Ranunculaceae
Forma biologica: geofita rizomatosa
Descrizione: pianta erbacea perenne che non supera i 20 cm di altezza, con un rizoma orizzontale di colore giallo-bruno, profondamente radicato nel substrato.
Il fusto eretto, esile, porta alla sommità un solo fiore, lungamente peduncolato, dal diametro di circa 2,5 cm, costituito generalmente da 6 petali ellittici di colore bianco, al centro dei quali sono ben visibili le antere giallastre, l'ovario si trasforma in un insieme quasi sferico di frutti (acheni) con breve becco. Foglie radicali, portate da un picciolo eretto, hanno lamina completamente divisa in tre segmenti lanceolati o lobati o partiti, le tre caratteristiche foglie caudine, inserite nel terzo superiore del fusto hanno lamina palmato partita, divisa in 3-5 foglioline, a loro volta pennato partite o profondamente dentate, di colore verde chiaro per i peli argentei.
Distribuzione: presente su tutto il territorio, ad esclusione delle isole
Habitat: boschi di latifoglie, fino a 1500 m s.l.m. su suolo neutro e ben umidificato, ma la si può trovare un po' ovunque in pianura, nelle zone non coltivate
Periodo di fioritura: da marzo a giugno


Iris sibirica L.

Giglio siberiano

Famiglia: Iridaceae
Forma biologica: geofita rizomatosa
Descrizione: pianta erbacea perenne, alta dai 30 agli 80 cm; rizoma cespuglioso, fusto cilindrico, foglioso in basso, supera molto in altezza le foglie. Fiori a tepali azzurro violacei, più chiari verso la base con venature scure.
Distribuzione: tutto il nord Italia
Habitat: prati e boscaglie umide
Periodo di fioritura: da maggio a giugno



Gladiolus imbricatus L.

Gladiolo piemontese

Famiglia: Iridaceae
Forma biologica: geofita
Descrizione: pianta perenne di altezza 30-60 cm, bulbo con tuniche intere o poco sfibrate, fiore violetto rosa, più o meno intenso. Perigonio con tubo allungato e ricurvo, lacinie arrotondate all'apice.
Distribuzione: regioni di nord- ovest
Habitat: boschi umidi e boscaglie alveali
Periodo di fioritura: luglio



Vinca minor L.

Pervinca

Famiglia: Apocynaceae
Forma biologica: emicriptofita
Descrizione: pianta perenne di altezza 15-20 cm; fusti striscianti sulla superficie del suolo, foglie sempreverdi a lamina lanceolata, con nervature sporgenti nella pagina inferiore. Fiori isolati ascellari con corolla azzurro-violetta.
Distribuzione: su tutto il territorio nazionale, manca in Sardegna e generalmente nelle zone più calde e aride
Habitat: boschi di latifoglie, soprattutto rovere e farnia
Periodo di fioritura: da aprile a maggio



Leucojum vernum L.

Campanellino di primavera

Famiglia: Amaryllidaceae
Forma biologica: geofita bulbosa
Descrizione: pianta bulbosa, il cui bulbo, di forma sferica (12-30 mm diametro) è avvolto da tuniche di colore biancastro; il fusto fiorale è compresso, bitagliente, alto 15-30 cm; le foglie, che sono tutte basali, sono più brevi del fusto e hanno una lamina lineare/canalicolata, larga tra i 5 e i 12 mm e di colore verde scuro, foglie e fusti fiorali sono avvolti alla base da una guaina di colore bianco traslucido, lunga solitamente dai 3 ai 5 cm, strettamente aderente a fusto e foglie. Normalmente il fusto fiorale reca un solo fiore, avvolto alla base da un aspata membranosa, pensula e di forma campanulata;i tepali sono 6, suddivisi in interni (3) ed esterni(3), tutti di lunghezza eguale tra loro e di colore bianco candido, con una macchia verde all'apice; il frutto, una capsula loculicida di colore verde.
Diffusione: spontanea in tutte le regioni dell'arco alpino e dell'Appennino settentrionale, vive anche nella pianura padana, nella bassa valle dell'Arno e in altre zone pianeggianti della Toscana nord occidentale. Nelle aree planiziali del Nord e della Toscana è da considerare specie vulnerabile e a rischio di estinzione.
Habitat: boschi umidi, paludi e fossi
Periodo di fioritura: da febbraio ad aprile



Polygonatum multiflorum (L.) All.

Sigillo di Salomone

Famiglia: Liliaceae
Forma biologica: geofita bulbosa
Descrizione: pianta bulbosa perenne di altezza 20-80 cm; di aspetto erbaceo, con fusti cilindrici eretti nella parte inferiore, poi arcuati sino a toccare il suolo, lunghi sino ad i m, ha radice rizomatosa con intenso odore di Sambuco. Le foglie sono alterne, ellittiche, brevemente picciolate, la pagina inferiore è di colore grigiastro. I fiori bianchi ed ermafroditi sono piccoli e inodori, riuniti in mazzetti da 2 a 5 a formare infiorescenze a grappolo ascellari, hanno perianzio intero, a forma di tubo stretto, inciso in 6 lobi. I frutti sono bacche globose e bluastre.
Distribuzione: tutta la penisola, Sicilia compresa
Habitat: boschi densi (querceti, faggete, raramente piceete)
Periodo di fioritura: da aprile a luglio




Convallaria majalis L.

Mughetto

Famiglia: Liliaceae
Forma biologica: geofita
Descrizione: pianta erbacea perenne con rizoma strisciante; la pianta è formata da due foglie e dal fusto fiorale alto 15-20 cm. Le foglie partano dalla base della pianta con un lungo picciolo, sono di forma ovale-lanceolata e l'apice è acuto, la superficie è glabra e presenta numerose nervature parallele. I fiori profumati sono riuniti verso il basso. Il perigonio è a forma di campana con sei piccoli lobi ripiegati indietro: il frutto è di colore rosso vivo.
Distribuzione: tutte le regioni del nord, Toscana e Abruzzo
Habitat: boschi caducifogli
Periodo di fioritura: da maggio a giugno



Osmunda regalis L.

Felce florida

Famiglia: Polypodiaceae
Forma biologica: emicrittofita, goffrati
Descrizione: stupenda e grande felce caratterizzata da un grosso rizoma sotterraneo da cui parte un ciuffo di fronde bipennate alte fino a due metri. Presenta fronde sterili e fronde fertili, diverse tra loro. Le prime hanno pinnule larghe, lanceolate, opposte, a volte alternate; le seconde sono tutte nella parte apicale e trasformate in una specie di pannocchia, composta da pinnule molto più piccole e ricoperte di sporangi verdi che diventano d color ruggine man mano che maturano. Appartiene ad un genere molto antico, già ritrovato allo stato fossile negli strati dell'era terziaria. Si distingue dalle altre felci per alcuni caratteri primitivi, come la presenza di sporangi privi di membrana protettiva e la maturazione simultanea di questi, vive nei boschi umidi, su terreni acidi, spesso ai piedi di Ontano nero.
Distribuzione: regioni settentrionali e tirreniche, rara o assente in quelle orientali e adriatiche
Habitat: luoghi umidi e boschivi, clima umido o di tipo atlantico
Periodo di fioritura: da maggio a settembre


Bibliografia

-Pignatti S., 1982. Flora d'Italia, Edagricole
-Lassini P., Ballardini P., Binda M., Ferrario P., 1998. Foretsazione urbana per la Lombardia. Edisoni Angelo Guerini e Associati SpA, Milano
-Rothmaler W., Exkursionflora von Deutschland. Spektrum
-Sartori F., 2001. Per una cartorafia tematica lombarda. Fondazione Lombardia per l'ambiente. C. Verga tipolitografia, Milano
-Assini S., Sartori F., Cerabolini B., Bracco F., Delucchi C., Roati M., Minnino F., 2005. Guida all'escursione sociale 2005. Parco Lombardo della valle del Ticino. 25-27 maggio 2005
-Assini S., 2006. Dispense corso "Piante ornamentali"




Il progetto...

da "Aiuole mesofilo-nemorali multifunzionali nell'Orto botanico di Pavia", tesi di laurea Dicembre 2006


AREA DI PROGETTO - STATO DI FATTO

L'area di progetto consiste in una aiuola di forma irregolare (80 mq circa), composta da nove aree minori; otto delle quali separate tra loro da camminamenti in pietra, l'ultima (confine ovest) fiancheggia il muro dell'edificio adiacente, per una lunghezza di 16,90 m e 0,50 m di larghezza. L'intera area è attraversata longitudinalmente da un vialetto di 1,10 m di larghezza per 20 m di lunghezza, che permette il passaggio tra le aiuole, utile per l'osservazione delle stesse, inoltre ne facilita le operazioni di manutenzione. Il confine ad est è recintato per 15,30 m e separa l'aiuola da una zona di passaggio, utilizzata dai giardinieri dell'Orto botanico; gli ultimi 4,70 m di questo lato dell'area confinano con il muro di una delle serre.

L'area esposta a sud è soleggiata per gran parte della giornata, in particolare le prime quattro aree, per le quali si è deciso di proporre un progetto di aiuole a vegetazione xerofita; mentre il lato nord, oggetto di studio in questo caso, comprende le ultime quattro aiuole del gruppo che risultano più in ombra e più umide, a causa dell'esposizione, del muro della serra con cui confinano direttamente e per la presenza di un esemplare adulto di Uvenia dulcis, che con la sua chioma ombreggia progressivamente queste aiuole, contribuendo a creare il microclima adatto ad ospitare una vegetazione di ambienti mesofili e nemorali.


Scelta delle specie

FUNZIONE NATURALISTICA

La prima fase del lavoro è stata di studio delle tipologie di vegetazione spontanea cui far riferimento per scegliere le specie più adatte alla progettazione delle aiuole didattiche da realizzare. Analizzando le associazioni vegetali tipiche presenti nella valle del Ticino, si è deciso di prendere come riferimento gli ambienti mesofili e nemorali.
Le formazioni boschive presenti nella valle del Ticino sono i querce-ulmeti e querce-carpineti descritti da Sartori (1980) con l'associazione Polygonato multiflori-Quercetum roboris.
L'associazione presenta nello strato arboreo la dominanza di Quercus robur; frequenti sono anche Populus nigra, Ulmus minor, seguiti da Carpinus betulus e Robinis pseudoacacia. Lo strato arbustivo è caratterizzato da Corylus avellana, Euonymus europea a cui si aggiungono Cornus mas, Prunus padus, Ulmus minor, carpinus betulus, Crataegus monogyna.
Nello strato erbaceo sono presenti Convallaria majalis, Polygonatum multiflorum, Asparagus tenuifolius, Galeopsis pubescens che caratterizzano l'associazione; sono poi presenti Brachypodium sylvaticum, Moehringia trinervia, Anemone nemorosa, Hedera helix, Symphytum officinale, Melica nutans. Di questa associazione Sartori ha descritto tre subassociazioni: ulmetosum, carpinetosum, anemonetosum.

La subassociazione ulmetosum è caratterizzata dalla presenza, fortemente influenzata dall'umidità costante del suolo, di specie igrofite. Nello strato arboreo compaiono infatti Populus nigra e Ulmus minor, a cui si aggiunge Quercus robur, sporadicamente è presente anche Robinia pseudoacacia. Nello strato arbustivo sono molto frequenti specie caratteristiche di boschi mesofili come Corylus avellana, Euonymus europaeus, Crataegus monogyna, Cornus sanguinea e Ligustrum vulgare.
Lo strato erbaceo è costituito da Brachypodium sylvaticum, Symphytum officinale e Cuccubalus baccifer. Sotto l'aspetto floristico, la subassociazione si differenzia per l'assenza o la debole presenza di specie svincolate dall'umidità del suolo quali Acer campestre e Asparagus tenuifolius. Questi boschi si sviluppano su suolo alluvionale profondo e poco evoluto, a profilo poco differenziato con falda freatica superficiale. Sono boschi durevoli, determinati dalle oscillazioni della falda.

La subassociazione carpinetosum si distingue per la dominanza, nello strato arboreo, di specie mesofile svincolate dalla falda freatica, come Quercus robur e Carpinus betulus, a cui si accompagna una sporadica presenza di specie più esigenti, come Populus nigra e Ulmus minor. Nello strato arbustivo è elevata la presenza di Corylus avellana, Euonymus europaeus, Acer campestre, Carpinus betulus, Crataegus monogyna e Ulmus minor. Nello strato erbaceo è rilevante la presenza di Vinca minor, Stellaria media e Falloppia convolvolus a cui si unisce Pteridium aquilinum, oltre alle specie erbacee che caratterizzano l'associazione già menzionata precedentemente.
I boschi della subassociazione Carpinetosum betuli si sviluppano su suolo alluvionale profondo, poco evoluto, a profilo poco differenziato con falda freatica profonda.

La subassociazione anemonetosum si distingue per la dominanza, nello strato arboreo, di Quercus robur, anche se molto frequenti sono Robinia pseudoacacia e Populus nigra. Tra gli arbusti sono presenti soprattutto Corylus avellana, Euonymus europaeus, Malus sylvestris, Cornus mas, Crataegus monogyna, Cornus sangunea. Lo starto erbaceo è costituito da un'elevata frequenza delle specie che caratterizzano l'associazione, a cui si aggiungono Moehringia trinervia e Anemone nemorosa.
La subassociazione è poi abbastanza differenziata per l'abbondanza di Malus sylvestris e per il rinnovamento di Quercus robur; rappresenta il tipo fondamentale al quale si dovrebbero rapportare tutti i querceti della pianura lombarda.
I boschi di questa subassociazione si sviluppana su suolo alluvionale profondo, poco evoluto, a profilo poco differenziato con falda freatica ancora profonda rispetto alle subassociazioni descritte precedentemente.

Una volta stabilito il tipo di ambiente adatto da ricreare e di conseguenza l'associazione vegetale naturale idonea a cui fare riferimento (Poligonato multiflori - Quercetum roboris), per la scelta delle specie vegetali, si è cercato un esempio concreto a cui fare riferimento, per poter osservare le piante di maggior interesse "dal vivo", adatto a questo scopo è il Bosco "Siro Negri".
Durante alcuni sopralluoghi in visita al bosco, si sono potute osservare le piante nel loro ambiente naturale, studiarne l'aspetto estetico e la loro disposizione in natura.
Osservare gli ambienti naturali serve come spunto per la progettazione e aiuta a ricreare particolari e scorci. Sono state scelte anche le specie più vulnerabili allo scopo d favorirne il recupero, tenero conto delle possibilità di reperimento delle stesse anche in natura.

Bosco Siro Negri, Zambolò (PV)

Disposizione delle specie nelle aiuole

Funzione ornamentale

Come già detto in precedenza, nella scelta delle specie si è data la priorità a quelle autoctone della valle del Ticino, di ambienti mesofili e nemorali, selezionati all'interno delle tre subassociazioni descritte; tra queste, per soddisfare la funzione ornamentale, sono state avvantaggiate quelle specie che possiedono caratteristiche estetiche migliori ad assumere la funzione predetta (fiori particolari, decorativi o profumati, portamento particolare), che nello stesso tempo, siano rappresentative dell'associazione a cui appartengono. La disposizione è stata studiata valutando per ogni specie: periodo di fioritura, altezza, portamento, forma, colore di fiori, foglie e frutti e l'effetto estetico creato in ogni stagione dell'anno.

L'area di progetto era stata adibita da tempo ad orto dai giardinieri dell'orto botanico, ad oggi è in stato di completo abbandono. Nel mese di Luglio del corrente anno (2006), gli studenti del terzo anno del corso di laurea in "scienze del fiore e del verde", hanno svolto alcuni lavori di ristrutturazione del luogo per recuperare l'area, ormai rovinata da anni di incuria.

L'area è stata ripulita dalla vegetazione avventizia; i camminamenti e i bordi in pietra delle aiuole sono stati ripuliti dalla terra che li aveva ormai nascosti alla vista e sono stati fatti riemergere asportando l'eccesso di terreno; il vialetto centrale è stato ridefinito e un angolo di terreno, compreso tra la Scuola di Musica e il centro didattico divulgativo è stato lavorato e ne è stata ricavata un'ulteriore aiuola, ridisegnandone i bordi.

Scilla bifolia L.

Elenco delle specie

Risultati

Vengono di seguito riportati gli elenchi delle specie vegetali proposte nel progetto delle aiuole mesofile multifunzionali. Ogni aiuola è stata numerata per essere identificata; i numeri sono riportati anche sulle tavole di progetto in corrispondenza con l'aiuola che identificano; per ogni elenco è indicata la subassociazione a cui si è fatto riferimento per la scelta.

Aiuola 1 

Polygonato multiflori - Quercetum roboris subass. anemonetosum Sartori 1980

Anemone nemorosa L.
Anemone ranunculoides L.
Iris sibirica L.
Gladiolus imbricatus L.
Holcus lanatus L.
Juncus tenuis L.
Paris quadrifolia L. 
Galeopsis tetrahit L.
Ranunculus ficaria L.
Silene dioica (L.) Clairv.
Bryonia dioica Jacq.

Aiuola 2

Polygonatum multiflori - Quercetum roboris subass. carpinetosum Sartori 1980

Ciracaea lutetiana L.
Pulmonaria officinalis L.
Scrophularia nodosa L.
Vinca minor L.
Leucojum vernum L.
Carex pilosa Scop.
Oplismenus undulatifolis (Ard.) Beauv.
Humulus lupulus L.

Aiuola 3

Polygonatum multiflori - Quercetum roboris subass. ulmetosum Sartori 1980

Viburnum opulus L.
Brachypodium sylvaticum (Hudson) Beauv.
Symphytum officinale L.
Cucubalus baccifer L.
Polygonatum multiflorum (L.) All.
Convallaria majalis L.
Melica nutans L. 
Carex sylvatica Hudson.
Carex brizoides L.
Viola rechembachiana Jordan ex Boreau
Salvia glutinosa L.
Scilla bifolia L.
Asarum europeum L.
Hedera helix L.
Uvenia dulcis

Aiuola 4

Felci

Osmunda regalis L.
Dryopteris filix-mas (L.) Schott
Athyrium filix-foemina (L.) Roth
Pteridium aquilinum (L.) Kuhn
Leucojum vernum L.
Polygonatum multiflorum (L.) All.
Prunus spinosa


















venerdì 30 novembre 2012

Il progetto...

da "Aiuole mesofilo-nemorali multifunzionali nell'Orto botanico di Pavia - studi di base e progettazione", tesi di laurea Dicembre 2006


Scopo

Progettare aiuole multifunzionali presso l'Orto botanico di Pavia in un ottica di sostenibilità, attraverso l'utilizzo di specie vegetali autoctone della valle del Ticino, in particolare di ambienti mesofili e nemorali.
Le funzioni che si vogliono evidenziare con la progettazione di tali aiuole sono quelle naturalistica, ornamentale e didattico-divulgativa, allo scopo finale di portare a conoscenza del pubblico specie vegetali autoctone utilizzabili come piante ornamentali.

Querceto planiziale

Inquadramento generale della vegetazione

La Valle del Ticino

Il fiume Ticino scorre entro una valle a cassetta che, se molto stretta all'uscita del Lago Maggiore, man mano che scende verso sud, si allarga sempre di più. Lungo il corso superiore del fiume, la vegetazione di contorno si riduce a formazioni erbacee e strisce ripariali discontinue di salici.
Lungo il corso inferiore, la vegetazione di contorno del fiume è più differenziata. Procedendo dalla sponda dell'alveo attivo verso l'entroterra, si incontrano: dapprima la vegetazione erbacea, poi le formazioni legnose a legno dolce ed infine le formazioni legnose a legno duro.
Il limite tra le tre formazioni vegetali è segnato dai livelli medi caratteristici toccati dalle acque nelle loro variazioni do portata (il passaggio dalla vegetazione erbacea a quella legnosa è posto attorno al livello medio estivo, mentre la separazione tra i due tipi legnosi è data dal livello di massima normale). Sono considerate ancora di pertinenza fluviale le formazioni vegetali a legno forte, soggette a sommersione durante le piene eccezionali, con tempi di ritorno anche superiori alla decina d'anni.
L'alveo attivo del fiume, nel quale per buona parte dell'anno scorre l'acqua, è privo di vegetazione. Solo  durante i periodi di magra della tarda estate, sui ghiaioni e sulle sabbie rimaste libere, si sviluppa una vegetazione effimere d tipo erbaceo, destinata a scomparire con il ripristino del normale livello del fiume, a seguito delle piogge autunnali. Sono coinvolte in questo processo erbe specializzate, che riescono, nel volgere di poche settimane, a compiere l'intero ciclo vitale.
Sulla riva, lungo la linea che segna il livello medio raggiunto dall'acqua durante il periodo vegetativo, iniziano le prime manifestazioni di vegetazione permanente. Se la riva degrada dolcemente e la corrente che lambisce la sponda non è particolarmente vigorosa, si instaura una cintura di vegetazione erbacea di  alofite, (appartenenti alle alleanze fitosociologiche del Phragmition e del Magnocaricion). Queste erbe penetrano anche nella contigua e più arretrata fascia dei salici, formando il sottobosco. Nei luoghi dove il flusso d'acqua si riduce, il saliceto si sviluppa pienamente, con individui arborei spesso frammisti ai primi individui di pioppo: il sottobosco è dominato da rigogliose specie igrofite dell'alleanza Bidention. Se la riva è abbastanza ripida e la corrente la investe direttamente, sono i salici arbustivi a piccola taglia con radici tenaci, ma con tronchi flessibili che si piegano quando la corrente è forte, a fronteggiare l'acqua; dietro questi salici si insediano poi quelli arborei. I salici arbustivi formano raggruppamenti incredibilmente intricati, floristicamente poveri. I saliceti arborei hanno invece un fitto sottobosco di specie nitrofile, caratterizzanti i tipi vegetazionali dall'alleanza Bidention. Salix alba è la specie legnosa dominante tali raggruppamenti.

Scostandosi dall'alveo, al salice bianco si affiancano altri alberi, i quali preannunciano la foresta mista, quali Alnus glutinosa, Populs alba, Populus nigra, Ulmus minor e infine Quercus robur. Il sottobosco muta: la taglia delle erbe si riduce, le coperture si fanno più rade, compaiono gli arbusti.
La foresta mista di farnia, pioppi ed olmo minore (associazione Polygonato multiflori-Quercetum roboni), individua al suo interno tre tipi di foresta, che richiamano variazioni del substrato del fondovalle: subass. ulmetosum, subass. anemonetosum, subass. carpinetosum. Le tre subassociazioni esigono suolo abbastanza profondo e con buona capacità di ritenzione idrica, ma un ruolo fondamentale è svolto dal livello medio della falda freatica: se la falda è relativamente superficiale viene favorito il primo tipo, quanto più la falda è profonda, ma sempre in grado di interagire con l'assorbimento, tanto più sono favoriti il secondo e il terzo aspetto.

I Boschi di quercia e carpino rappresentano la vegetazione climax della Pianura Padana; di essi purtroppo mancano esempi attuali di riferimento, per cui è difficile darne una descrizione esauriente.
I querco-carpineti del Ticino, riferiti alla subassociazione carpinetosum, hanno specie caratteristiche delle associazioni del Carpinion, il che li avvicina ai possibili querco-carpineti padani, ma se ne scostano in quanto ancora soggetti all'influenza del fiume.
Uno scostamento dell'umidità media del suolo dai margini di variazione che determinano lo sviluppo delle tre subassociazioni sopra descritte, porta o verso un progressivo aumento dell'umidità o verso un deciso inaridimento. Con un progressivo aumento della quantità di acqua, si incontrano dapprima gli ontaneti ad Alnus glutinosa, i saliceti a Salix alba, i saliceti a Salix cinerea e infine le varie espressioni di vegetazione erbacea acquatica.
Mentre il progressivo inaridimento del suolo favorisce la comparsa di vegetazione, genericamente riassumibile in tre tipi principali: bosco parco, arbusteto xerofito, landa più o meno alberata, prateria arida. Il primo formato da alberi sparsi, aventi bassa taglia e portamento "sofferto", di poco superanti in altezza lo strato degli arbusti, in genere spinosi. La maggior parte degli alberi sono ancora gli stessi della foresta: farnia, qualche pioppo nero, alcuni esemplari di olmo; ma compaiono anche specie arboree meglio attrezzate a sopportare la minore umidità del suolo: Quercus pubescens, Quercus cerris, Fraxinus ornus. Gli arbusti sono gli stessi della foresta, anche la componente erbacea ripete in parte quella della foresta, ma con aumento delle specie graminoidi, diminuzione decisa delle sciafile e mesofite e comparsa di specie più decisamente xerofile. L'arbusteto xerofito, prevalentemente composto da specie spinose, presenta un aumento nel numero di specie più decisamente xerofile. Si riconosce soprattutto dalla fisionomia: i pochi alberi e arbusti, della stessa taglia (2-3 metri al massimo), formano un unico strato legnoso, spesso compatto e con irregolari chiazze erbose. Con un ulteriore aumento dell'aridità si afferma la landa con Calluna vulgaris ed infine, nella condizione estrema, generalmente al centro di una radura, o sulla parte sommitale dei dossi, resta solo la vegetazione erbacea, caratterizzata dalla presenza della prateria a Crysipogon gryllus o dei pratelli terofitici.

Carpinus betulus L.


mercoledì 28 novembre 2012

Le funzioni della vegetazione

da "Aiuole mesofilo-nemorali multifunzionali nell'Orto botanico di Pavia - studi di base e progettazione",  tesi di laurea Dicembre 2006


La vegetazione, assieme alla fauna e all'uomo, è una delle componenti "vive" dell'ambiente; essenziale per tutti gli ecosistemi è alla base di tutte le catene alimentari, svolge inoltre tutta una serie di compiti importantissimi che permettono la sopravvivenza sulla terra ad un numero enorme di esseri viventi, uomo compreso.La deforestazione incontrollata di quest'ultimo secolo, avvenuta per mano dell'uomo, sta portando alla riduzione generale delle forme di vita ed ad un preoccupante avanzamento della desertificazione, capiamo dunque quanto sia indispensabile la presenza delle piante in ogni territorio, ma ancor più necessaria lo è in quelli più urbanizzati.
Fortunatamente, l'aumento dei problemi legati alla noncuranza e allo sfruttamento indiscriminato delle aree verdi, negli ultimi trent'anni ha fatto emergere una "coscienza verde" in quei paesi più industrializzati, responsabili primari della decadenza ambientale.
Dagli Stati Uniti all' Europa, si è preso atto di quanto sia limitato il territorio e ancor più di quanto lo siano le sue risorse. Sono ormai decine i documenti redatti e le convenzioni sottoscritte dai suddetti paesi, in cui ci si impegna a riconoscere la necessità di attuare progetti concreti per la salvaguardia di flora e fauna.
La componente vegetale resta di fatto il punto di partenza di ogni riqualifica, per questo risulta necessario ricordare tutte le funzioni che le vengono riconosciute.

FUNZIONE PROTETTIVA E IDROGEOLOGICA


la copertura vegetale contribuisce a: 
mantenere stabili i versanti montani, proteggendo i terreni dall'erosione superficiale e dal dilavamento, fornendo la chioma come "schermo" alle prime piogge e trattenendo il terreno con le radici; 
regimare le acque superficiali regolandone il deflusso e rallentandone lo scorrimento;
regimare le acque di falda, mantenendone un'alimentazione costante grazie ad una maggiore infiltrazione nel terreno;
salvaguardare i suoli; contenere pericoli per le opere dell'uomo, ostacolando la formazione di valanghe, frane e smottamenti.

FUNZIONE NATURALISTICA
Il valore naturalistico della copertura vegetale viene espresso principalmente attraverso la biodiversità, ovvero tramite la quantità e qualità delle specie vegetali.
Altri parametri che concorrono a determinare tale valore sono:
complessità strutturale, più la vegetazione è stratificata, maggiore è il suo valore naturalistico, in quanto aumentano le condizioni microambientali disponibili per le varie espressioni di vita, garanzia di biodiversità;
valore culturale e livello di conoscenza scientifica, quando la vegetazione diventa oggetto di studio acquista un alto valore culturale perché rientra, come riferimento universale, nella letteratura scientifica;
naturalità/artificialità, valuta e quantifica il ruolo dell'uomo. Il massimo livello di vegetazione arborea artificiale è rappresentato dalle coltivazioni con specie arboree esotiche, chiamate impropriamente bosco;
rarità, una vegetazione ha più valore quanto più è rara; 
estensione e forma, esiste un limite minimo di superficie estensiva al di sotto del quale una vegetazione perde la sua tipicità flogistica strutturale, quindi il suo valore naturalistico;
contesto territoriale, una vegetazione di piccole dimensioni, inserita in un contesto altamente artificiale, possiede valore naturalistico minore rispetto ad una inserita in un contesto naturale, che al contrario, può concorrere per determinare un elevato valore territoriale.



FUNZIONE PRODUTTIVA


La vegetazione, da sempre, rappresenta una fonte beni per l'uomo.
Il prodotto primario è il legname, altri sono frutti, fieno, erbe alimentari, principi attivi e medicinali.

FUNZIONE TURISTICO RICREATIVA


Boschi e prati rappresentano un riferimento importante per i turisti e in genere per tutte le persone che amano trascorrere il tempo libero all'aria aperta. Questi ambienti permettono la realizzazione delle più svariate attività ricreative e didattiche.

FUNZIONE IGIENICO-SANITARIA


La vegetazione produce effetti positivi sul clima e sulla qualità dell'aria, di conseguenza su ambiente e condizioni di vita dell'uomo. Un'area verde a ridosso di un centro abitato contribuisce al benessere di chi ci vive;
è un valore aggiunto per l'eventuale presenza di inquinanti dell'aria e del suolo e come barriera o filtro di polveri e altri inquinanti.
La vegetazione può:
modificare il microclima
produrre ossigeno
igienizzare l'ambiente
essere fonte di relax e svago
essere strumento per il biomonitoraggio
essere utile per il fitorimedio

FUNZIONE PAESAGGISTICA
Il paesaggio è l'insieme di elementi naturali ed antropici, caratteristici di una posizione di territorio, descrivibile da diversi punti di vista: estetico, ecosistemico, funzionale, storico-culturale, produttivo. Ogni paesaggio è caratterizzato da forme di vegetazione la cui funzione estetico-paesaggistica è data dall'impatto visivo e dalle emozioni che esse suscitano.




Criteri di scelta delle specie vegetali ornamentali

Si vogliono elencare ed esplicare di seguito i criteri generali di scelta delle specie vegetali ornamentali, adottati tradizionalmente nella progettazione dei giardini.

CRITERIO PAESAGGISTICO
La scelta delle specie si basa sulle caratteristiche estetiche e dimensionali della pianta:
- diemnsioni
- forma della chioma
- portamento
- grado di attrattiva

CRITERIO ECOLOGICO
Si basa su esigenze ecologiche della pianta, quali luce, temperatura, acqua, pH, nutrienti, livello di resistenza agli inquinanti, soprattutto in ambito urbano;
origine, distinguendo le specie autoctone dalle esotiche coltivate o avventizie;
distribuzione, distinguendo le specie in base al loro areale di provenienza.

CRITERIO AGRONOMICO
Tiene conto delle caratteristiche di crescita e coltivazione della pianta, che se soddisfatte ne permettono una migliore sopravvivenza e ne facilitano la manutenzione:
- tecnica di propagazione (seme, talea)
- età e sviluppo della pianta
- tipologia di apparato radicale (radice fascicolata, fittonante, orizzontale...)
- resistenza ai parassiti

Aree verdi sostenibili

da "Aiuole mesofilo-nemorali multifunzionali nell'Orto botanico di Pavia - studi di base e progettazione", tesi di laurea Dicembre 2006


Il seguente progetto rientra perfettamente con gli obbiettivi stabiliti dalle convenzioni e direttive internazionali in materia di ambiente e salvaguardia della biodiversità, sottoscritte dall'Italia, la quale, assieme agli altri paesi dell'UE ed extra europei, si è assunta l'impegno di promuovere iniziative atte al miglioramento  delle condizioni ambientali del nostro paese, compresa la salvaguardia della vegetazione.
Tra queste iniziative, un valido esempio è rappresentato dall'utilizzo di specie della flora locale in opere di recupero ambientale e rinaturalizzazione, allo scopo di mantenere il patrimonio genetico delle popolazioni autoctone, di conservare la biodiversità a livello globale e di promuovere la conservazione in ed ex situ, favorendo la reintroduzione di specie rare o minacciate di estinzione.
Queste caratteristiche possono essere estese anche agli interventi in ambito ornamentale promuovendo l'espandersi di una mentalità volta verso la realizzazione di aree verdi pubbliche o private, definibili sostenibili.
I principali obbiettivi che devono essere garantiti nella realizzazione di aree verdi sostenibili sono:

RIDUZIONE DI PESTICIDI E FERTILIZZANTI, 
si può realizzare selezionando piante adatte alle caratteristiche dei siti di intervento, fornendo loro acqua e nutrienti in equilibrio con le loro necessità naturali. In questo modo sarà possibile allevare piante sane e robuste, più resistenti agli attacchi di parassiti e malattie.
L'utilizzo di compost di qualità, prodotto con scarti organici come frutta, verdura, erba di sfalcio, foglie morte ecc. può concorrere nel limitare l'utilizzo di fertilizzanti chimici.

RIDUZIONE DEI CONSUMI DI ACQUA,
realizzabile rispettando alcune semplici regole come innaffiare solo nelle ore più fresche della giornata (mattina presto o sera) per ridurre l'evapotraspirazione; riunire in gruppi le piante con esigenze idriche simili; scegliere piante co esigenze idriche basse, che possano sopravvivere bene in condizioni di aridità laddove la disponibilità di acqua è scarsa; fornire di timer gli impianti di irrigazione; preferire materiale organico come concime in quanto aiuta a ridurre l'evaporazione.

MANTENIMENTO DELLA BIODIVERSITA',
si può favorire la diversità genetica e specifica scegliendo di coltivare un ampio range di specie e cultivar, sia ortofrutticole che ornamentali, monitorando e rafforzando la biodiversità nell'area verde; condannando la collezione illegale di piante spontanee; sconsigliando l'utilizzo di piante esotiche invasive; promuovendo l'utilizzo di piante native, migliori anche per supportare la fauna locale; creando strati e/o macchie erbacee e legnose in modo da fornire un ampio range di habitat per gli animali; creando varietà nel colore e nella tessitura delle essenze, per attirare e ospitare la suddetta fauna; mantenendo un rifornimento di acqua stabile (pozzo o vasca); selezionando piante che non richiedano troppi pesticidi; inserendo rocce o zolle per garantire un riparo alla fauna.

INSERIMENTO ARMONIOSO NEL PAESAGGIO VEGETALE TENEDO CONTO DELLE SUE COMPONENTI NATURALI,
a questo scopo è importante ricavare informazioni sulle formazioni vegetali naturali della zona geografica in cui si opera.

A scopo esemplificativo, per alcune formazioni legnose dell'Italia settentrionale vengono illustrate le principali formazioni vegetazionali e specie vegetali che le caratterizzano.

QUERCETI TERMOFILI (Appennino e Prealpi)
boschi cedui e boscaglie di latifoglie decidue e roverella e cerro.
Nei settori marnoso-arenacei, oltre alla roverella si ha carpino nero e ginepro comune.
Essenze legnose principali del bosco e dei cespugliosi che ne costituiscono il mantello:
Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus, Acer campestre, Cystus sessilifolius, Coronilla emerus, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Spartium junceum, Lonicera caprifolium, Rosa canina, Clematis vitalba, Euonymus europaeus, Pyrus pyraster, Sorbus torminalis, Quercus cerris.

FAGGETE (Alpi, Prealpi, Appennino)
boschi cedui o d'alto fusto a netta prevalenza di Fagus sylvatica presenti un po' ovunque in Europa, in particolare nella fascia montana.
Essenze legnose principali del bosco e dei cespugliosi che ne costituiscono il mantello:
Fagus sylvatica, Sorbus acuparia, Ilex aqufolium, Acer pseudoplatanus, Acer opulifolium, Acer campestre, Fraxinus excelsior, Tilia platyphyllos, Tilia cordata, Populus tremula, Daphne laureola, Daphne mezereum, Lonicera alpigena, Lonicera xylosteum, Vaccinium myrtillus, Prunus avium, Euonymus europaeus, Sorbus aria, Cornus sanguinea, Corylus avellana, Rosa arvensis.

PECCETE E LARICETI (Alpi)
formazioni forestali tipicamente montane. La pecceta è da tempo utilizzata dall'uomo e pertanto ha una struttura molto semplificata. Al di sopra della pecceta si ha il lariceto, che si sviluppa in ambiti a clima continentale e, a causa della sua eliotipia, da luogo a formazioni rade, che vengono di norma pascolate. 
Essenze legnose principali del bosco e dei cespugliosi che ne costituiscono il mantello:
Picea eccelsa, Larix decidua, Pinus cembra, Sorbus acuparia, Alnus viridis, Rhododendron hirsutum, Rhododendron ferrugine, Vaccinium myrtillus, Vaccinium vitis-idaea, Lonicera migra, Lonicera cerulea, Rosa pendulina, Sorbus aria, Daphne mezereum.

QUERCETI PLANIZIALI E VEGETAZIONE RIPARIALE (Pianura Padana)
i querceti planiziali sono caratterizzati dalla presenza di farnia, carpino bianco e olmo campestre. La vegetazione ripariale è caratterizzata dalla presenza di salici, pioppi e ontani.
essenze legnose principali del bosco e dei cespugliosi che costituiscono il mantello:
Quercus robur, Carpinus betulus, Corylus avellana, Acer campestre, Frangula alnus, Ulmus minor, Viburnum opulus, Malus sylvestris, Prunus padus, Salix alba, Salix cinerea, Salix triandra, Populus alba, Populus nigra, Alnus glutinosa.